Serie A, un minuto di raccoglimento in ricordo di Carlo Mazzone. Il saluto al tecnico che ha lanciato Totti e coccolato Baggio

Si è spento oggi all`età di 86 anni Carlo Mazzone. In occasione della prima giornata di Serie A si terrà su tutti i campi un minuto di raccoglimento in ricordo del tecnico romano. Questo il commento del Presidente di Lega Serie A Lorenzo Casini: “Carlo Mazzone è stato un simbolo del calcio. Era il decano degli allenatori, con il record di quasi 800 panchine in Serie A. Ha dato tantissimo a questo sport sotto ogni profilo, tecnico, sportivo e umano. La Lega Serie A si unisce commossa al cordoglio della famiglia e di tutti i tifosi italiani”.

IL COMUNICATO DELLA ROMA – Nel giorno dell’inizio della Serie A 2023-24, ci lascia una figura storica del nostro campionato. E della Roma, in particolare. All’età di 86 anni, se ne è andato Carlo Mazzone. Il decano degli allenatori italiani, fu il primo tecnico della gestione societaria guidata da Franco Sensi e colui che lanciò definitivamente Francesco Totti, che lo ha sempre definito “un secondo padre. Mi ha tenuto alla larga dagli inganni e mi ha protetto dal successo”. Un dolore immenso per il nostro Club e per il mondo del calcio in generale. Lo salutiamo raccontando la sua storia nella Roma, la sua Roma, “casa mia”.

Cresciuto nel settore giovanile della Roma, dove entrò a 16 anni, ha esordito in Serie A il 2 giugno del 1959 in Fiorentina-Roma. “Ero un centrale difensivo con buona tecnica e determinazione, ma molto lento”, disse di sé. Quella contro la Fiorentina fu la prima di due presenze ufficiali. Nato a Trastevere, lascerà la squadra di cui è sempre stato tifoso per tornarvi solo nel 1993, da allenatore. Nel frattempo, era già diventato per molti “Er Magara”, soprannome che gli diede Alberto Marchesi, giornalista ed ex giocatore del Foot Ball Club di Roma, una delle Società da cui nacque l’AS Roma nel 1927. Convinto da un allenamento del suo Catanzaro, Marchesi gli disse che il giorno dopo avrebbe potuto battere la Juventus. “Magara!” rispose Mazzone. Dopo un inizio altalenante, nella prima stagione in giallorosso la squadra cala vistosamente in inverno, non vince per 14 gare consecutive, ma in primavera si riprende e sfiora la qualificazione alla Coppa Uefa. La otterrà nella stagione successiva, la migliore della sua gestione. Trascinata dai gol di Balbo e Fonseca, la Roma a un certo punto è addirittura prima in classifica.

Chiuderà quinta, con la miglior difesa del campionato e il picco del derby del 27 novembre 1994. Mazzone appende nello spogliatoio una copia del Corriere dello Sport con l’esito di un sondaggio secondo il quale il confronto uno contro uno tra i giocatori della Lazio e della Roma vede i biancocelesti vincere 11-0. Dà una grande carica alla squadra che vince 3-0 con i gol di Balbo, Cappioli e Fonseca. Memorabile, a partita finita, la sua corsa sotto la Curva Sud. Determinante per la crescita, soprattutto umana, di Francesco Totti, che con lui ha sempre più spazio sia da trequartista sia da seconda punta, subisce la grande delusione dell’eliminazione ai quarti di finale di Coppa Uefa contro lo Slavia Praga. La squadra, sconfitta 2-0 all’andata, gioca una grande partita, va avanti 3-0, ma subisce la beffa del gol che le costa l’eliminazione. Riesce comunque a portare ancora la Roma in Europa, concludendo anche il campionato 1995-96 al quinto posto.

IL COMUNICATO DEL BRESCIA – Brescia Calcio piange la scomparsa di Mister Carlo Mazzone e si stringe attorno alla famiglia, alla moglie Maria Pia, ai figli Sabrina, Massimo e ai nipoti Iole, Alessio e Vanessa. Carlo Mazzone, nato a Roma il 19 marzo del 1937, è stato allenatore di Ascoli, Fiorentina, Catanzaro, Bologna, Lecce, Pescara, Cagliari (il primo allenatore della Presidenza Cellino), Roma, Napoli, Perugia, Livorno nonché del nostro Club dal 2000 al 2003. Sor Carletto, grandissima persona e grandissimo allenatore detentore del record di 795 panchine in Serie A, nel 2000 arrivò a Brescia e prese in mano una squadra che veniva da stagioni altalenanti tra la A e la B. Dopo aver vinto l’Intertoto con il Bologna, Mazzone sfiorò l’impresa anche col Brescia, fermandosi in finale contro il PSG senza mai perdere. Inoltre raggiunse 3 salvezze in Serie A, un settimo posto e una semifinale di Coppa Italia. Addio Mister, nostro condottiero, sarai sempre nel cuore di Brescia…

“E chi se lo scorda quel derby, poi proprio io che certe sfide ne ho affrontate tante, a Roma e non solo. E quel giorno nun me lo dimentico, magari ve sembro rimbambito ma nella mia capoccia ce sta tutto…”E’ che io lo capivo ad occhi chiusi quel che che succedeva, nun c’è bisogno de respirà… quelle so partite dove la tensione in campo e fuori sale alle stelle. Brescia-Atalanta non è mai una partita normale. Basta poco per accendere pericolose micce visto che le due tifoserie non si sono mai sopportate. Ma ve lo giuro, non volevo andarmi a cercà rogne, ma ciò che accadde sugli spalti mi fece stare male, mai viste e sentite certe cose in quasi 40 anni di carriera. Noi andammo in vantaggio con Baggio, forse festeggiammo troppo e infatti l’Atalanta ce ribaltò e si portò sul 3-1. In campo era una battaglia, ma mi dava più fastidio sentire già a fine primo tempo dalla curva dei bergamaschi i cori beceri che mi trafissero er core…Non lo accettai, me venne il sangue agli occhi… Dissi al mio vice Menichini: “Nun ce sto, nun ce vedo più, me stanno a fà impazzì de rabbia. Mo’ vado e li meno…Andai dal quarto uomo e gli dissi: “Stamme bene a sentì, tu devi scrivere tutto sul tuo taccuino, perché mo t’avviso che sto fuori de testa. Se pareggiamo scrivi tutto…Proprio in quel momento Baggio segnò il 2 a 3 e già lì fu difficile stà zitto. Mi rivolsi alla curva dell’Atalanta e mi scappo una frase: “E mò se famo il 3 a 3 vengo sotto lì da voi…  Una minaccia più che una promessa. La partita volgeva al termine, ma con Baggio in squadra può succedere sempre di tutto. Ecco la punizione dal limite in pieno recupero. Me l’aspettavo, me stavo già preparando. Al gol del 3-3 in me fu una specie di blackout, cominciai a correre verso quella curva con il pugno chiuso, più correvo e più urlavo “Mo arivo, mo arivo…”