Le nazionali di calcio di Iran e Stati Uniti si sono sfidate in Qatar, nella sfida che ha definito la classifica del Gruppo B del Mondiale. Il match (terminato 1 a 0 in favore degli USA) è molto più di un incontro tra due rappresentative sportive. E alla vigilia non sono mancate le strumentalizzazione politiche. Nel presentare la partita, la federazione statunitense ha utilizzato la vecchia bandiera dell’Iran, proponendola senza il simbolo che rappresenta il dogma “Non c’è altro Dio che Allah”. La decisione degli americani di solidalizzare con la parte di popolazione iraniana che sta protestando nel Paese in favore dei diritti delle donne, ha scatenato le ire del governo di Teheran. Dall’Iran è partita la richiesta alla Fifa di sanzionare gli Usa. La diplomazia ha fatto il proprio lavoro, quando il Dipartimento di Stato Usa ha sottolineato come l’iniziativa della U.S. Soccer non sia stato “coordinato” ed ha espresso l’augurio di assistere ad una partita pacifica e competitiva.
I giocatori dell’Iran nel match inaugurale contro l’Inghilterra non avevano cantato l’inno della propria nazionale. Stasera, come già accaduto contro il Galles, la squadra ha intonato l’inno della Repubblica islamica che si affaccia sul Golfo Persico. Secondo quanto appreso dalla Cnn, le famiglie dei giocatori della nazionale di calcio iraniana sono state minacciate di arresto e tortura se i calciatori non si comporteranno bene in occasione della partita contro gli Stati Uniti. Non è la prima volta che un evento sportivo si intreccia con i temi di geopolitica e crea tensioni tra le due nazionali, nel 2017 l’Iran escluse dai Mondiali di lotta libera gli atleti americani, in risposta al Muslim Ban di Donald Trump, che non permetteva l’ingresso in America ai cittadini di sette nazioni a maggioranza islamica.
La tensione tra i due Paesi ha radici lontane. Il primo febbraio 1979, il religioso sciita Ruhollah Khomeini tornò a Teheran dopo molto anni di esilio, per guidare la rivoluzione contro lo scià Mohammad Reza Pahlavi. Khomeini trasformò l’Iran in una Repubblica Islamica, cambiando radicalmente le alleanze internazionali, con enormi conseguenze su tutto il Medio Oriente. Il malumore degli iraniani contro lo scià si manifestò a partire dal 1963, anno della “rivoluzione bianca”, un programma di riforme suggerite dall’amministrazione statunitense di John F. Kennedy per anticipare le spinte di cambiamento che già si intravedevano. La modernizzazione, però, fu troppo veloce e fu presto accusata di essere in realtà una occidentalizzazione.
Inghilterra 7 (si qualifica agli Ottavi)
Stati Uniti 5 (agli Ottavi)
Iran 3
Galles 1