Coronavirus, la Serie A detta le linee guida per il taglio degli stipendi. L’AIC boccia la proposta

nuovo logo serie aLa pandemia del Coronavirus potrebbe costare al calcio italiano perdite per 700 milioni di euro. Anche in caso di ripresa delle restanti partite di campionato e di Coppa Italia, il sistema dovrà comunque rinunciare a oltre 250 milioni di euro di incassi. Pertanto, la Lega Serie A richiama tutte le parti a un atto di forte responsabilità. I club del massimo campionato si dicono pronti a fare la propria parte, sostenendo ingenti perdite per garantire il futuro del calcio italiano. Tuttavia, le mancate entrate da stadio, sponsor e diritti televisivi richiedono minori esborsi per consentire alle società di proseguire l’attività. La riduzione dei costi passa inevitabilmente per il taglio degli stipendi. Infatti, nei bilanci dei club la principale voce dei costi è rappresentata dal monte salari. Per questo la Lega Serie A ha deliberato oggi all’unanimità, ad esclusione della Juventus che ha già raggiunto un accordo coi propri giocatori, una comune linea di indirizzo per contenere l’importo rappresentato dagli emolumenti di calciatori, allenatori e tesserati delle prime squadre. Questo intervento, necessario per salvaguardare il futuro dell’intero sistema calcistico italiano, prevede una riduzione pari a un terzo della retribuzione totale annua lorda (ovvero 4 mensilità medie onnicomprensive) nel caso non si possa riprendere l’attività sportiva. Qualora, invece, si possano disputare nei prossimi mesi le restanti partite della stagione 2019/2020 la una riduzione sarà pari a un sesto della retribuzione totale annua lorda (ovvero 2 mensilità medie onnicomprensive). La Lega A fa sapere che saranno i club a definire direttamente gli accordi con i propri tesserati.

Non si è fatta attendere la risposta dell’Associazione Italiana Calciatori (AIC), che ha definito irricevibile la proposta avanzata dalle Leghe di A e B (anche i club cadetti hanno bloccato il pagamento degli stipendi ai calciatori e puntano al taglio del 30 per cento delle retribuzioni). Secondo l’AIC “il comportamento delle Leghe è incomprensibile in un momento come quello attuale. La volontà, neanche tanto implicita, di voler riversare sui calciatori, mettendoli in cattiva luce, l’eventuale danno economico derivante dalla situazione di crisi, è un fatto che fa riflettere sulla credibilità imprenditoriale di chi dovrebbe traghettare il sistema calcio in questo momento di difficoltà. Gli stessi presidenti che vorrebbero decidere la sospensione degli emolumenti hanno mandato in campo le squadre fino al 9 marzo, fatto allenare i calciatori fino alla metà di marzo e tuttora monitorano e controllano gli allenamenti individuali svolti secondo le direttive dello staff tecnico. D’altro canto la notizia del nuovo DPCM che include atlete ed atleti del mondo dilettante tra i destinatari del contributo di 600 euro per il mese di marzo ci fa ben sperare che un minimo senso di condivisione e solidarietà possa nei prossimi mesi ribadire un concetto che abbiamo espresso fin dal primo momento: ognuno faccia la sua parte. A questo proposito il Consiglio Direttivo ha deliberato di destinare una contribuzione straordinaria ad un Fondo solidaristico che possa in questa emergenza aiutare le categorie più in difficoltà tra i nostri associati. I redditi più bassi vanno tutelati, soprattutto in situazioni come questa in cui il rispetto e il fare squadra dovrebbero essere principi cardine.