Juventus: le parole di Andrea Agnelli dopo i deferimenti

Il Procuratore Federale ha deferito dinnanzi al Tribunale Federale Nazionale: il presidente Andrea Agnelli e i dirigenti (all’epoca dei fatti) Francesco Calvo, Alessandro D’Angelo, Stefano Merulla e la Juventus F.C. S.p.a. (per responsabilità diretta/oggettiva).

LA NOTIFICA DEL DEFERIMENTO DA PARTE DELLA PROCURA FEDERALE

Per il presidente bianconero il deferimento è scattato per la violazione dei principi di lealtà, correttezza e dell’obbligo di osservanza delle norme e degli atti federali, in quanto dalla stagione 2011-12 sino al 2015-16, con il dichiarato intento di mantenere l’ordine pubblico nei settori dello stadio occupati dagli “ultras” al fine di evitare alla Società pesanti e ricorrenti sanzioni di natura sportiva, non impediva a tesserati, dirigenti e dipendenti della Juventus di intrattenere rapporti costanti e duraturi con i “gruppi ultras”, anche per il tramite e con il contributo fattivo di esponenti della malavita organizzata, autorizzando la fornitura agli stessi di dotazioni di biglietti e abbonamenti in numero superiore al consentito.

LE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE BIANCONERO ANDREA AGNELLI

“Questa società, i suoi dipendenti e il sottoscritto non hanno nulla da nascondere o da temere ed è questo il motivo per cui sono qui oggi davanti a voi, seppur per pochi minuti. Nei mesi scorsi i dipendenti della Juventus, che godono della mia massima fiducia, hanno collaborato con la Procura della Repubblica di Torino in veste di testimoni, nel quadro di un’indagine riguardante alcuni personaggi legati al mondo della criminalità organizzata. Questa veste di testimoni è stata sottoposta ad un controllo invasivo e meticoloso, anche con l’uso di intercettazioni ambientali e telefoniche, e non è mai mutata. Erano testimoni e sono rimasti testimoni fino alla chiusura delle indagini penali. Oggi la Procura Federale, anziché limitarsi a contestare eventuali irregolarità nella vendita dei biglietti, emette un deferimento nel quale il mio nome e quello dei nostri dipendenti rivestirebbe un ruolo di “collaborazione” con la criminalità organizzata.Tutto ciò è inaccettabile e frutto di una lettura parziale e preconcetta nei confronti della Juventus e non rispondente a logiche di giustizia. Mi difenderò, difenderò i nostri collaboratori e soprattutto difenderò il buon nome della Juventus che per troppe volte è già stato infangato o sottoposto a curiosi procedimenti sperimentali da parte della giustizia sportiva”.