Ai fini dell’ottenimento della licenza Uefa, i club europei dal 2010 devono soddisfare i requisiti economico-finanziari stabiliti nell’ambito del progetto denominato Financial Fair Play. Le società calcistiche sono tenute a chiudere il bilancio in pareggio e a ridurre il proprio livello di indebitamento. I club possono spendere fino a 5 milioni di euro in più di quanto guadagnano nell’arco del triennio di valutazione. Tuttavia tale livello si può superare, se la somma in eccedenza viene interamente coperta mediante un versamento diretto da parte della proprietà. In pratica, in questo modo si impedisce l’accumulo di debito insostenibile. I limiti sono: 45 milioni per i periodi di valutazione 2013/14 e 2014/15, mentre per le stagioni 2015/16, 2016/17 e 2017/18 il tetto da non sforare è di 30 milioni. Al fine di promuovere gli investimenti in stadi, strutture e settore giovanile, tali spese non vengono prese in considerazione nell’ambito del fair play finanziario.
Secondo i dati raccolti dall’Uefa, che analizza più di 700 società, le perdite dei club europei sono calate dell’80%, passando da 1,634 miliardi del 2010 ai 323 milioni del 2015. Le entrate totali sono aumentate del 32,09%, infatti dai 12,774 miliardi di euro del 2010, si è arrivati ai 16,873 miliardi dello scorso anno. Il campionato più florido si conferma la Premier League, infatti i club inglesi hanno fatturato 4,4 miliardi nell’ultimo anno di valutazione. A seguire troviamo la Bundesliga tedesca (2,4 miliardi), la Liga spagnola (2 miliardi) e la Serie A italiana (1,9 miliardi). Tra le realtà europee più virtuose c’è la Spagna, dove si registrano profitti per 140 milioni di euro, bene anche Inghilterra (+85 milioni) e Germania (+75 milioni). Purtroppo il nostro campionato tra il 2014 e il 2015 ha fatto registrare perdite per 290 milioni. Nessuno ha fatto peggio di noi, infatti Turchia (-200) e Russia (-100) ci seguono a distanza di sicurezza. Tuttavia, dal 2014 al 2015, nel nostro Paese si registra un incremento di 170 milioni del fatturato totale.