Da Higuaín a Pogba. I trasferimenti record sono sostenibili?

L’estate 2016 verrà ricordata per i trasferimenti record che hanno visto protagonisti calciatori del calibro di Pogba e Higuaín. Il francese è stato acquistato dal Manchester United per 105 milioni di euro (più eventuali 5 di bonus), mentre l’argentino è passato dal Napoli alla Juventus per 90 milioni. Secondo uno studio condotto dalla KPMG, dal 2007 le big europee hanno speso in media circa il 20% del proprio fatturato per assicurarsi le prestazioni del miglior top player acquistabile sul mercato. Dato dal quale non si è discostata la famiglia Glazer per l’acquisto di Pogba. Infatti, gli americani hanno messo sul piatto il 20,27% dei ricavi operativi generati dal club per riportare il centrocampista transalpino all’Old Trafford. Dall’operazione la Juventus, al netto del contributo di solidarietà e degli oneri accessori, ha ottenuto 72,6 milioni. Cifra risultata essenziale per i bianconeri al fine rendere sostenibile l’acquisto di Higuaín dal Napoli. Infatti, i 90 milioni sborsati dagli Agnelli per l’ex attaccante partenopeo equivalgono al 26% dei ricavi contabilizzati dalla Juventus nel 2005, ovvero sei punti percentuale in più rispetto alla media.

Nell’era del Fair Play Finanziario (introdotto nel 2006), ad aprire le danze fu il Liverpool nel 2007. I Reds forti di ricavi operativi pari a 199 milioni di euro, riuscirono a strappare per 38 milioni (il 19% dei ricavi totali) Fernando Torres all’Atletico Madrid. Negli ultimi dieci anni, solo il Manchester City dell’Abu Dhabi United Group si è discostato notevolmente dal ratio del 20%. Infatti, nel 2008 Robinho, primo acquisto dell’era Mansour, costò 43 milioni, ovvero il 41% del fatturato 2006-2007 dei Citizens. Da segnalare che il trasferimento più conveniente l’ha piazzato il Barcellona, quando nel 2010 sborsò il 10% dei propri ricavi operativi per acquistare David Villa dal Valencia.

*fonte dati: KPMG